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Acireale, il “Vero” di Saru Spina; chiusura mostra posticipata al prossimo 29 aprile

IL ‘VERO’ DI SARU SPINA

(Chiusura posticipata al 29 aprile 2023)

Rosario Spina, noto come Saru Spina, è un artista acese vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo. Dal 16 dicembre al 31 marzo alcune sue opere sono esposte presso la Biblioteca e Pinacoteca Zelantea dove continueranno ad esserlo per altri due mesi, grazie al posticipo della data di chiusura al 29 aprile 2023, deciso dagli organizzatori come risposta al successo di pubblico ottenuto dall’evento espositivo.

La mostra, dal titolo “Saru Spina (1956 – 1943). Opere inedite”, organizzata dall’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici in collaborazione con Newl’ink e curata da Vittorio Ugo Vicari,  vuole celebrare l’ottantesimo anniversario della scomparsa del Maestro acese  proponendo agli occhi di un semplice fruitore scenari intimi e familiari, soggetti che volontariamente entrano nel percorso formativo di un artista che fece tesoro della conoscenza della pittura napoletana per poi ritornare a Jaci dove i volti di parenti, conoscenti, amici o acquirenti e committenti diventarono i protagonisti del palcoscenico della sua arte verista.

Ed ecco fiorire sul volto dell’“Autoritratto con la moglie” un sorriso garbato, da posa fotografica, che si contrappone ad uno sguardo perduto, quasi votivo che ci fa riflettere sull’arte di chi si esercita ma scopre dentro l’esercizio il gioco del pensiero. Questo dipinto in mostra sta accanto a “Studio sopra i Monti di Randazzo” dove lo studio del vero scivola nella macchia corposa del colore nella dimensione della giustapposizione cromatica. “Vaso di fiori”, opera romantica per la disposizione e la trattazione del soggetto della natura morta, si fa spazio ironicamente il crescente sentimento del distacco tra l’io pittore e l’io soggetto pensante.

Saru Spina porta lo spettatore con sé, lo porta al mare, all’isola Bella, sulle montagne etnee, dentro i cortili di case private per condividere un punto di vista scevro da filtri ma pretenzioso,  chiedendoci esplicitamente di capire il punto in cui la sua arte, soprattutto in epoca matura, si ferma e lascia spazio all’ironia di un linguaggio a totale  servizio della sua personalità.

Il suo “Autoritratto con teschi“, uno tra le tante opere inedite presenti in mostra, difatti è la scelta di chi tra le tante mise che il tempo dona mette in evidenza quello per cui essere ricordato. Solitamente ciascuno di noi ha l’urgenza di essere guardato e rammentato in modo benevolo, soprattutto quando non sarà più presente. Ma non credo che l’artista si sia posto questo obiettivo, piuttosto abbia solo voluto fissare la sua immagine, il suo sguardo, il suo essere Saru dove il giudizio altrui non prendesse posto. E non solo perché i teschi alle sue spalle dichiarano la fugacità della vita – e chiunque starebbe in silenzio – ma perché la carica psicologica del personaggio è maggiore di una retorica idealizzazione.

E che dire del “Ritratto fanciulla con i capelli corti”? Un’opera matura in cui troviamo solo meraviglia per una donna giovane, dai capelli scapigliati e dallo sguardo fermo, che ci attira a sé ma che ci lascia anche liberi di seguire il groviglio delle direzioni dei suoi ricci.

Sempre su queste pareti ben allestite da Luca Scandura (editore, coordinatore e coorganizzatore della mostra) ecco due dipinti che già sono noti ai nostri occhi. Il primo è “Effetti di una lettera”, il soggetto principale è una ragazza che si abbandona all’ascolto della lettura della missiva dell’amato mentre un’anziana donna leggendo le trasmette il suo vissuto. La giovane cede alla mollità delle emozioni amorose e noi ci chiediamo infatti se nello sguardo perduto tra i fili di un bianco cangiante della matassa non veda il suo amato. Le macchie di colore, il bianco della camicia e le strisce blu e rosse variegate della sua gonna raccontano, forse, l’alternanza delle sue emozioni oppure ci guidano a placare queste emozioni in quel bianco che è l’assenza del colore della camicia? La donna blocca il nostro sguardo, lo rinvia alla giovane e di nuovo, come in ogni storia d’amore, di rimbalzo in rimbalzo si continua a cercarlo in una forma circolare.

L’interno di una casa terrana invece confida la consuetudine delle abitudini domestiche, tra cui l’arte del ricamo, insieme arte creativa e arte comunicativa, nell’“Idillio campestre”.  Sembra infatti che le due figure si incontrino dentro una cornice di piante esotiche e di un pozzo su cui si distende un uomo in una posa che sa di libertà. Un’agave campeggia nel cortile: pianta sempre presente nelle case siciliane perché si credeva efficace contro il malocchio e allo stesso tempo anche perché  fiorisce una sola volta per poi morire lasciando i suoi figli sulla terra. Ecco, nel ‘vero’ si fa strada la cultura locale, l’architettura semplice delle cose terrene, le abitudini prive di elemento giudicante, la speranza di una prole fausta. Il colore dominante dell’opera è il verde che viene trasmesso nella sua intensità dalle foglie della Calokasia Esculenta, altra pianta esotica dei cortili siciliani.

L’ultimo dipinto su cui mi soffermo è “Rito ortodosso”. In breve si narra una storia all’interno di uno spazio costruito sulla diagonale della scala centrale che in sé porta la tridimensionalità con linee verticali e orizzontali e con un tetto di finti cassettoni. Le ombre si  alternano sulle pareti colorate per scandire il tempo che oscilla: sulla destra fra le tre coppie di cui una (a sinistra) si compone e si scompone nell’unione con una terza figura (tutto come fosse un pendolo). Sul lato opposto del nudo, che ha alle spalle una donna vestita, si forma anche qui una coppia di rintocchi ma opposti. Le braccia della figura principale hanno una posa momentanea, di chi sta per indossare qualcosa e nel frattempo parla con chi le sta di fronte ed ancora una volta la figura principale sembra sussurrare: Io sono qui. Forse nel gioco dei ruoli favorito dalla tecnica audace e da un forte spirito ironico Saru Spina ci invita a guardare la scena della vita nel suo colore più vivo, privato dai facili giudizi e da sguardi limitanti. La sua arte verista sperimenta nel colore la scomposizione dei volumi e la ricomposizione dell’identità psicologica, a volte in veste “macchiaiola” ma con un brivido dentro che è l’ironia di un siciliano che rifiuta l’ossequio alla tradizione senza mai mancarne di rispetto.

Saria Leotta

(25
febbraio 2023)

DIDASCALIE OPERE DI
SARU SPINA qui citate (vedere immagini allegate):

01 |  Autoritratto con la moglie

1900 ca., olio su
tela, cm 156 x 84

(collezione Pinacoteca
Zelantea, Acireale)

02 |  Autoritratto con teschi

1938, olio su tela, cm
72,5 x 53

(collezione privata,
Acireale)

03 |  Effetti di una lettera

olio su tela, cm 77 x
57

(collezione Pinacoteca
Zelantea, Acireale)

04 |  Idillio campestre

1887, olio su tela, cm
49 x 74

(collezione Pinacoteca
Zelantea, Acireale)

05 |  Ritratto fanciulla con i capelli corti

olio su tavola, cm
26,5 x 18

(collezione privata,
Acireale)

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