SS 288 Aidone-Catania: una sperimentazione ANAS
di Filippo Minacapilli – Singolare progetto dell’ANAS-Sicilia, la strada statale che da Aidone porta a Catania e attraversa i territori di Raddusa, Castel di Iudica, Ramacca, è divenuto percorso di sperimentazione agro-botanico.
Vegetazione spontanea, fiori, erbe, hanno di fatto invaso la carreggiata. Le cunette sono state riempite di terriccio per favorire la coltura di ortaggi selvatici, di fiori di campo, di micro-macchia mediterranea.
Insomma, una goduria per chi si avventura a percorrere questa importante arteria stradale ad intenso traffico, soprattutto per il flusso turistico, da quando è tornata la Venere di Morgantina nel Museo Archeologico di Aidone.
L’asfalto, quasi inesistente, permette alle coltivazioni erbacee di attecchire nelle buche al centro della carreggiata che, ormai adibite a fioriere, perlomeno abbelliscono il tragitto serpeggiante per mezzo del quale è possibile provare il brivido della guida ad alto rischio.
I cedimenti del fondo stradale non sono dovuti all’incuria dell’ANAS, come qualche contestatore vorrebbe far credere, ma all’ingegno creativo dei suoi dirigenti per verificare la tenuta meccanica dei mezzi agricoli che transitano liberamente per la strada statale (in molti si chiedono di quale Stato). Magnifica sarebbe l’idea di limitare il traffico nei finesettimana per dar modo ai consumatori fai-da-te di raccogliere quanto Madre Natura offre in tema di verdure e di fiori non facilmente reperibili nei punti commerciali.
Trattasi di un progetto innovativo d’alto impatto ambientalistico e naturalistico. E’ consentito ai coltivatori-volontari di aprire stradelle agricole su terriccio battuto senza che vengano rispettate le norme di sicurezza e ciò per dare maggior impulso alla trasformazione di una strada, pur di vitale importanza per l’economia del territorio interessato, da statale asfaltata a “trazzera atipica”, funzionale al transito e al pascolo di mandrie d’ogni specie.
Gli automobilisti che giornalmente transitano per la 288 sono entusiasti e raccontano della loro bravura nell’evitare frane, pietrisco, fango, pozzanghere. Si autoglorificano e si autoesaltano per la perizia nel dominare le sbandate ed esprimono apprezzamenti ai rari operatori dell’ANAS incontrati fortuitamente, i quali – diligentemente – non osano rimuovere le piccole frane che, pioggia dopo pioggia,invadono il tratto stradale.
E per rendere ancora più intrigante l’attraversamento della stradella statale, gli stessi operatori, non pongono alcuna segnaletica che avvisi della presenza di smottamenti del terreno, di restringimento della corsia, di cedimenti strutturali, di frane, di pietrisco sull’asfalto. Non muovono dito per rimuovere un ostacolo e neanche per comunicare all’Azienda la presenza di pericolo nel manto dissestato che mette a dura prova la stabiltià degli autoveicoli e la incolumità delle persone.
Il progetto ANAS, che trova un modello esemplare nella gestione della SS 288, pare venga utilizzato in molte parti d’Italia, e sarà ulteriormente esteso per il risparmio economico ch’esso è in grado di produrre.
L’ANAS si chiamerà così, in un futuro non troppo lontano, ANES, Azienda Nazionale Estinzione Strade. Finalmente, un autentico, piccolo cambiamento!