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Il teatro e la denuncia delle disarmonie relazionali familiari

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di Filippo Minacapilli – “Costi quel che costi”, testo e  regia di Calogero Matina, messo in scena al Teatro Herbita di Aidone per l’ Archeoclub , domenica 4 Maggio, ancora una volta assume una lucida valenza pedagogica nel trasmettere e divulgare i valori forti e imprescindibili che stanno a fondamento della nostra cultura familiare.

Calogero Matina dirige magistralmente attrici e attori, pur non professionisti, bravi e impegnatissimi nell’agire sulla scena i caratteri e i ruoli assegnati a ciascuno di loro.

“Costi quel che costi” attraverso una trama apparentemente scherzosa, a volte grottesca, mette sotto i riflettori le disarmonie che si registrano all’interno del nucleo familiare quando in essa regnano relazioni frammentate, disattente e di indifferenza verso i problemi personali degli stessi componenti, le cui difficoltà a far emergere gli stati di disagio producono comportamenti fortemente individualistici, quasi egocentrici, in cui ogni singolo soggetto trova il luogo compensatorio del proprio mal-essere.

 

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Il regista recupera in chiave propositiva e di fiducia l’atmosfera comico-schizoide facendo parlare gli stessi protagonisti che con colori tenui e decisi, garbati e incisivi, analizzano e denunciano gli effetti della comunicazione assente o inadeguata che purtroppo si registra in molti contesti familiari soprattutto per il processo di  atomizzazione generato  dall’interesse ossessivo per gli strumenti informatici che sicuramente segmentizzano sempre più gli spazi del comunicare diretto e de visu, da un lato e, dall’altro, da scelte di fuga inadeguate che, maggiormente nel mondo adolescenziale, possono spingere verso l’uso di sostanze stupefacenti o verso comportamenti rinunciatari.

Lo stesso bozzetto sulla tendenza incontrollata al gioco che il regista autore assegna sulla scena al capo famiglia mette il dito in una piaga socialmente devastante.

Calogero Matina “dipinge” con simpatiche caricature anche tale fenomeno e penetra, così, in modo più facile nella coscienza dello spettatore.

Non vi sono tinte drammatiche che generano ansia o turbamenti, i messaggi chiari  e decisi  vengono veicolati con gusto ed efficacia, come potrebbe o dovrebbe saper fare un bravo educatore.

La chiusura finale, come spesso accade nelle scelte dell’autore, viene “lasciata” ad attori ragazzini che fanno esplodere nel pubblico presente emozioni di consenso e applausi a scena aperta.
Il Teatro educa….e molto bene!

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